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Proud Member of The Gyr Foremast Association Ammessi dalla Macchina N°0
Febbraio 1997

Alcuni estratti dal primo foglio:

Non piove piu'

Notte.Interno.Camera bianca.
Mi alzo dalla sedia.
Do un occhiata fuori dalla finestra.
La Neve e le piante stanno fuori al freddo
senza apparentemente lamentarsi.
Un vago sapore di bacio rosso sulle labbra.

Apro la finestra.
La notte avrebbe bisogno di un solido
cavalletto per fotografarsi con l'autoscatto.
Peccato che manchi il flash.
Inspiro e tossisco.
Mi giro e cerco spontaneamente un bacio.
trovo il mio.
Mi sento pesantissimo. Non vedo più nulla.
Un fiocco di neve mi è entrato nell'occhio.
Fa molto freddo fuori.
La neve scende ghiacciata, a lamine sottili
e taglienti.

Desiderio

Il mio desiderio percosso
il mio desiderio sodomizzato
il mio desiderio senza pane
e senza tempo.

Il mio desiderio
sta in mille biondi e fragili capelli
sta in due dita di barbera
sta in quattro note mai suonate
sta in cento scrosci
di parole inamidate.

Il mio desiderio nom rilascia interviste
e non chiede perdono.
Si muove dentro il letto
impregna piume, federe e lenzuola
mostra ogni sconfitta:
ogni volta lo allontano
per aspettare che ritorni.

TROPPO

Ogni tanto di tanto in tanto
serve -insistentemente-
rovesciare il coperchio

rituale aritmetico
estetico, patetico

raramente
ma di tanto in tanto
un cielo spianato
sguazza al rovescio.





Lenzuolo

Coloriture
Sgorgano
dalle ferite

Eroico
ultimo vestito

danzami
nelle stelle.

Open reading frame

Sul moto febbrile di grige falene
nell'albeggiare di frustri fanali
il lampo improvviso
d'una radiografia.
Maschere spogliate, palchi distanti
e scene
consumata da una intimità
fiacca e malsana
privata della volontà
di una forza lontana
e sopita
che da un sepolcro freddo e ingiusto
pretende vendetta ad ogni imbrunire.
La tua anima

la vorrei grande
come un grano di sabbia
per averne in mano un universo

Ma chi ha mai provato
ad innaffiare
un deserto?

Salmastro

Guardandosi intorno
vide lo splendido mare
solito sfondo alla vita sua.
Era incapace di colorarlo
ma ben lo sapeva scorrere
coi suoi occhi stretti
abituati a cercare lontano.

Nulla lo abbagliava
nè le profumate vele
nè il triste sole perpetuo
(che dimenticò la sua forma
nella polvere dell'energia)
nè la luce insolita che sfiorava
il suo posto di guardia.

Non abbassava mai lo sguardo.
Di giorno avrebbe visto
la gente inquinata
che moriva sul lucido
acciaio della nave.
La sua storia non era lunga
era solo una solitaria
nave da guerra
che cercava un porto.
(............)
Non disse nulla.
L'aria tossica
di quel veloce giorno
gli bruciò la gola.
Correre.
Pensava solo a questo.
Manovra.
Attracco.
Solo rottami e fango nero.
Aveva trovato
finalmente
un cimitero
per lui
e la sua gente.

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La macchina
o un qualsiasi supporto cartaceo scrivendo a:
L'Esasperazione Navale
c/o Under My Bed Recordings


La Macchina Ammette Soltanto Coloro Che Non Sanno Ciò Che Fanno.

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