La vista di un cane che vaga stranito sotto la pioggia
mi ricorda l’umida esistenza del mio animo
immerso nei visceri.
Odio queste mani tremanti, incapaci di mutare gli eventi.
Odio questi giorni bruciati, pietosi ed ingrati.

Ho dimenticati il dolce freddo e la luce del mattino.
Ho atteso a lungo un risveglio mai arrivato.
Ridotto ad un’esasperazione adolescenziale,
guardo il mio volto storto, ritratto dallo specchio.
Il suono della mia testa è una chitarra impazzita

Mi lasci tra gli scrosci
tra rigagnoli rognosi
tra viottoli ruspanti
e non vuoi sentir ragioni

non ti importa, tu sei fiume
e non senti differenza
io son stagno imputridito
e non reggo a tal violenza

l’acqua immobile non scorre
l’acqua immobile rimane
l’acqua immobile deboscia
urla forte, ma non scroscia.

Come un giglio...

Come un giglio giallo
reciso e accostato
a un vaso di cristallo

l’anima trasparente
non ancora sfiorita
s’affaccia gentilmente

con moti clandestini
timidamente piana,
tra lampi inopportuni.

Spalancata al sole
l’aria chiusa risana
con un lieve profumo

quelle stesse parole
la risata lontana,
mi ricorda qualcuno.